Fin dal giorno, nel quale Italian Bjj è nato, ho girato tantissimo per gran parte d’Italia. L’ho fatto con ogni tipo di mezzo, spesso in compagnia e tantissime altre volte da solo. Senza badare a niente, il più delle volte saltando i pasti, viaggiando nei giorni festivi, sabati o domeniche. L’importante per me era portare a termine la “missione”.
L’esperienza di IBJJ è qualcosa di unico.
Ho il privilegio di girare per tutte le accademie e “assimilare” tutta la loro esperienza e di percepire tutta la loro essenza. Quando è possibile anche di “sudare” un pò e quindi comprendere anche meglio. Stare nell’area di gara, ad un passo dagli atleti, spalla spalla con gli organizzatori e con il personale “SANTO” dello staff.
Ho parlato di PRIVILEGIO, sì avete letto bene. Visitare le accademie e viverle anche solo per una manciata di ore mi permette di imparare molte cose e farle, in qualche modo, mie. Questo è il privilegio che in assoluto reputo più grande. In questa circostanza sono più loro ad interrogare me, per capire se la scuola mi piaccia e se ho trovato sparring duri, piuttosto che io ad interrogare loro, subito dopo il CIAK.
Si parla sempre un pò di tutto, e poi inevitabilmente si parla di numeri.
Fatta la premessa, doverosa, che non sono nessuno per giudicare se la scuola in sostanza sia forte o meno, mi soffermo ad analizzare le loro richieste e a dare delle risposte, tanto più oggettive possibili ma rimane sempre un mio modesto parere, capiamoci. Prima di rispondere a questa, talvolta, scomoda domanda, mi piace aver avuto la possibilità “ascoltare” gli spogliatoi. Andare nei bagni e magari fare anche pipì. Il bagno, per esempio, è un altro indice per capire se la scuola è pulita.
E nel triste periodo che stiamo vivendo adesso, abbiamo capito quanto è importante questo fattore.
Perchè è quel limbo di palestra che scopri per ultimo, ma che in verità la dice lunga su tutto. Ma torniamo a parlare dello spogliatoio. lo spogliatoio è il riflesso della squadra prima ancora che sul tatami, prima anche del risultato in campionato. Inutile nascondersi dietro ad un dito, i numeri contano eccome. Gli gli iscritti sono un indice che innegabilmente ti dice che stai lavorando bene.
Ma avete mai provato il brivido del SILENZIO dentro lo spogliatoio.
Questo è l’indice che vi dice se sarete destinati al fallimento. Lo spogliatoio è il bar, il confessionale, la piazza, il luogo dove prendersi in giro. Un posto così piccolo, nel quale mediamente ci si vede svestiti. Pensate solo al gesto, di entrare in una stanza e di spogliarvi davanti ad altre persone, di tutte le età.
Quanto quest’azione può considerarsi intima e importante.
Il Jiu Jitsu è un’arte marziale e in tutte le epoche la vestizione del guerriero, era spesso un rito cerimoniale. Oggi, non abbiamo bisogno di combattere nessuna battaglia, ma gran parte delle persone che praticano, hanno delle cicatrici e alcune magari sono ancora aperte. Alla fine della lezione, si ritorna negli spogliatoi e spesso iniziano le domande: “sarò andato bene, quello mi passa sempre, quello mi fa sempre male, oggi le ho prese da tutti, oggi gliel’ho ridate, oggi ho battuto tutti”.
Ecco, il silenzio in questa circostanza, non è un buon segnale.
Una squadra silenziosa non ha “vita”. Lo sport, unisce, aiuta nella vita di tutti i giorni e in qualche modo ci rende la versione migliore di noi stessi. Se sei un coach e alla fine della lezione, entrando dentro lo spogliatoio non senti niente, interrogati. Se sei un atleta e trovi un tuo compagno che è troppo silenzioso, rendilo partecipe e non lasciarlo andare via così.
In questo modo che si diventa un team.
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